Il Counseling Umanistico di Carl Rogers
“Mi sento più felice semplicemente per il fatto di essere me stesso e di lasciare che gli altri siano loro stessi”.
Carl Rogers
In modo molto simile a quello che accade nel campo della psicoterapia, anche nel counseling sono nati diversti approcci teorici e metodologici che influenzano la modalità con cui viene delineato l’intervento di aiuto al cliente. Secondo Hough (1996) gli approcci teorici principali del counseling sono tre: l’approccio centrato sulla persona (o approccio umanistico), l’approccio psicodinamico e l’approccio comportamentale.
Nel counseling, infine, sempre più spesso si riscontra il tentativo di unire e integrare fra loro orientamenti differenti o complementari, arrivando a definire modalità di gestione dell’intervento più ricche e articolate: fra gli altri, possiamo citare il counseling umanistico integrato (Di Fabio, 1999).
L’approccio centrato sulla persona, o approccio rogersiano, è nato negli Stati Uniti verso la metà del secolo scorso a seguito dello sviluppo della Psicologia Umanistica come reazione alle due scuole psicologiche dominanti fino a quel tempo: il comportamentismo e la psicoanalisi freudiana. Uno dei maggiori esponenti di questa nuova corrente psicologica è Carl R. Rogers; egli riteneva che la persona deve essere considerata nella sua globalità, mossa dal bisogno di crescita personale, di auto-realizzazione attraverso lo sviluppo delle sue potenzialità, della sua creatività per poter favorire scelte consapevoli. Rogers aveva quindi una visione dell’essere umano più improntata all’ottimismo e alle possibilità di auto-miglioramento.
Questi sono i principali tratti che caratterizzano la psicologia umanistica:
a. Concentrazione dell’attenzione sulla persona.
b. Interesse particolare per certe caratteristiche presenti nella natura umana quali la libertà di scelta, la creatività, la responsabilità, l’autorealizzazione personale.
c. Attribuzione alla necessità dell’individuo di essere considerato e amato.
d. Interesse primario per lo sviluppo del potenziale presente nella persona.
Le idee di colloquio non direttivo, di ascolto attivo, di comprensione empatica, di rispetto del cliente, di autenticità del counselor nella relazione sono elementi centrali nella visione di Rogers.
Per quanto riguarda la non-direttività egli ritiene che il counselor può essere di molto aiuto al cliente lasciandogli la responsabilità di trovare le proprie soluzioni al problema che lo affligge. L’enfasi viene portata sul cliente come esperto e sul counselor come fonte di riflessione e incoraggiamento.
La centrazione sul cliente sposta l’accento dal comportamento del counselor al processo che avviene nel cliente.
Nell’evoluzione dell’approccio centrato sulla persona Carl R. Rogers ha in seguito identificato le “condizioni necessarie e sufficienti” per poter essere più incisivi ed efficaci nella relazione d’aiuto: empatia, considerazione positiva e congruenza che tra l’altro costituiscono le abilità relazioni più importanti che un bravo counselor è tenuto ad applicare. Roger definisce l’empatia come la capacità di sentire il mondo più intimo del suo cliente come se fosse proprio, senza mai perdere la qualità del “come se”. Sentire l’ira, la paura, il turbamento del cliente come se fossero nostri, senza però aggiungervi la nostra ira, la nostra paura, il nostro turbamento. Per quanto riguarda la cosiderazione positiva il concetto è che non vengono poste condizioni per l’accettazione: il counselor dovrebbe accogliere positivamente il cliente e accettarlo senza porre condizioni, vale a dire rispettandolo per ciò che è, indipendentemente da quello che dice, che pensa o che fa. Infine la congruenza segna il passaggio alla capacità del counselor di essere sé stesso. Più precisamente significa essere autentici, genuini e trasparenti. L’autenticità, cioè la capacità di esprimere genuinamente quello che si prova, non significa che il counselor sia obbligato ad esprimere tutto ciò che sente, ma significa che tutto ciò che esprime deve corrispondere realmente a ciò che sente.
Rogers ha elaborato tecniche comunicative efficaci, di cui la più importante è la riformulazione che può essere definita come l’intervento del counselor che consiste nel ridere con altre parole, in modo più conciso o più chiaro, ciò che l’altro ha appena detto, ricercando l’accordo da parte del soggetto (Mucchielli, 1983). È Il tentativo di comprendere empaticamente il cliente, di mettersi nei suoi panni. Il counselor propone una rilettura del messaggio dell’interlocutore e chiede conferma per verificare se ha capito correttamente il senso soggettivo della comunicazione riflettendo, come uno specchio, quello che il cliente dice. La riformulazione ha un effetto positivo e stimolante per il soggetto, in primo luogo perchè gli comunica la sensazione di essere ascoltato e compreso dal counselor (Calvo, 2007).