ADHD E NEUROPTIMAL®: risultati positivi dalla Florida

ADHD è una sigla, o meglio è l’acronimo inglese , che sta per: “Attention Deficit Hyperactivity Disorder”, cioè “Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività“.

In ambito clinico l’ADHD è classificato come un disturbo del neurosviluppo che si manifesta nelle sue tre componenti:

  • disattenzione;
  • iperattività;
  • impulsività.

Per quanto riguarda la disattenzione la difficoltà del bambino è quella di inibire tutti quegli stimoli irrilevanti per i compito e a mantenere l’attenzione per un lasso di tempo sufficiente per terminare l’attività in cui è coinvolto sia esso un compito scolastico oppure un’attività sportiva.

Il secondo sintomo è l‘iperattività che non è solo motoria come per esempio continuare ad alzarsi dal banco di scuola oppure a casa non riuscire a guardare interamente un film senza alzarsi continuamente dal divano, ma è anche verbale rappresentata dalla tendenza a parlare troppo, a non rispettare le regole conversazionali interrompendo gli altri quando parlano oppure a soprapporsi ad essi oppure a non rispettare l’argomento della discussione.

Il terzo sintomo è l‘impulsività che è un pattern di risposta eccessivamente rapido agli stimoli ambientali nel senso che il bambino ad esempio tende a rispondere all’insegnante ancor prima che finisca una domanda con il rischio ovviamente di sbagliare.

A volte può accadere che non tutti e tre i sintomi siano presenti in egual misura: ci possiamo ad esempio trovare di fronte ad un bambino che non presenta iperattività motoria, ma è in grande difficoltà se deve mantenere l’attenzione per poter ascoltare un insegnante o terminare un compitvo.

Il disturbo ADHD diventa evidente nel corso della scuola primaria, soprattutto quanto aumentano le richieste di autoregolazione e autocontrollo e di mantenimento dello sforzo da parte della scuola.

Alcuni segnali di disregolazione comportamentale e di disregolazione attentiva possono emergere già durante la scuola dell’infanzia che dovremmo essere in grado di rilevare per approntare gli adattamenti educativi necessari.

È un disturbo che va a colpire non solo gli apprendimenti del bambino, ma anche il suo adattamento sociale, nel senso che il bambino con ADHD ha difficoltà a stare dentro i suoi spazi, ha difficoltà a rispettare le regole del gioco, ha difficoltà a rispettare le regole conversazionali ecc….

Quando parliamo di ADHD parliamo quindi di un modo in cui il cervello è strutturato, ma soprattutto di come il cervello funziona che viene definito “divergente” e che coinvolge più modalità:

  • di apprendimento;
  • di autoregolazione;
  • di memorizzazione delle informazioni;
  • di percezione degli stimoli e del mondo in generale;
  • di sperimentazione e manifestazione delle proprie emozioni;
  • di relazionarsi con se stessi e con gli altri.

Spesso i bambini con ADHD presentano altri disturbi che rendono difficoltoso il loro percorso scolastico. Tra i disturbi che si associano all’ADHD abbiamo i disturbi dell’apprendimento (dislessia, disgrafia e discalculia). In alcuni casi siamo di fronte a una vera e propria comorbilità, in altri di tratta solo del disturbo ADHD che causa delle manifestazioni simili ai bambini che hanno disturbi dell’apprendimento.

Oltre ai disturbi dell’apprendimento spesso si associano all’ADHD anche i disturbi del comportamento come ad esempio il disturbo oppositivo-provocatorio o il disturbo della condotta.

Questo è un evento abbastanza frequente soprattutto quando nel corso dei primi anni di scuola il disturbo da ADHD non è stato diagnosticato oppure non è stato gestito in maniera efficace da un punto di vista educativo.

Anche disturbi di ansia o disturbi dell’umore possono agire in comorbilità all’ADHD. È chiaro che in tutte queste situazioni l’intervento educativo divente molto più complesso. Diventà molto più complicato anche un intervento riabilitativo e terapeutico. Questo è uno dei motivi per i quali non dovremmo mai attendere troppo ad aiutare ad arrivare ad una diagnosi per poi intervenire in maniera adeguata.

Anzi, un intervento educativo precoce spesso aiuta i bambini con ADHD ad evitare l’insorgenza di altri disturbi che rendono poi molto più complesso il quadro.

Ma soprattutto individuare e trattare precocemente l’ADHD permette di evitare che negli anni a venire il bambino diventato adolescente posso adottare comportamenti pericolosi come l’uso di sostanze stupefacenti, le sfide in motocicletta, le corse in auto, il gioco d’azzardo ecc ecc.

Insomma curarli e curarli in tempo diventa fondamentale.

Normalmente un segnale a cui i genitori e gli insegnanti devono fare riferimento è se il bambino evidenzia i sintomi ADHD non solo a casa, ma anche negli altri contesti sociali come per esempio la scuola o nei contesti sportivi o di relazione con amici. Se i sintomi emergono solo tra le mura domestiche allora i genitori devono interrogarsi se le loro modalità educative sono adeguate.

Per quanto riguarda le modalità di cura a volte il trattamento farmacologico diventa fondamentale.

Generalmente, seguendo le linee guida inglesi ed europee, sotto l’età scolastica cioè sotto i sei anni non si da mai il farmaco, ma si fa un intervento di “parent training” e di “teacher training”, cioè si aiutano i genitori e gli insegnanti a gestire il comportamento del bambino. Con l’ingresso a scuola, se è una forma lieve, cioè in qualche modo contenibile non si da il farmaco e si inizia con il “parent training” e il “teacher training” e con una terapia cognitivo-comportamentale. Nelle forme più gravi dove si è di fronte a un forte isolamento, a una forte difficoltà di apprendimento e quindi le relazioni sono fortemente compromesse si prescrive anche il farmaco. In Italia il trattamento è sempre combinato: farmaco e psicoterapia.

Per quanto riguarda l’utilizzo del Dynamical Neurofeedback® Neuroptimal® uno studio che ha dato risultati molto buoni è stato presentato alla conferenza mondiale Zengar tenuta a Montreal nel 2018 da Gulnora Hundley, PhD, LMHC, LMFT & Caitlyn Bennett, PhD, LMHC con la collaborazione dell’ Università della Florida.

I risultati del suddetto studio hanno evidenziato che le sessioni di Neurofeedback Dinamico hanno:

  • migliorato notevolmente le capacità attentive dei bambini;
  • diminuito l’iperattività;
  • diminuti i liveli di ansia e depressione quando presenti;
  • migliorato la sensazione di autoefficacia nell’eseguie i compiti.

Ps: nessun miglioramento è stato per ora osservato nel mitigare l’impulsività.

Per scaricare i risultati e tutte le slide della ricerca in oggetto clicca quhttps://neuroptimal.com/research/#1468952261836-538bbafc-55edi.

Posso affermare che anche nel mio studio ho potuto osservare questi effetti positivi, soprattutto se accettano di fare le sessioni anche almeno uno dei genitori. Dalle mie osservazioni e dialoghi ho sempre constatato che spesso i genitori soffrono di problemi di ansia o altro tipo e che il training con Neuroptimal® permette loro di ottenere un’autoregolazione del loro Sistema Nervoso Centrale che poi ha effetti benefici nelle dinamiche familiari.