La solitudine può essere considerata una sensazione naturale che arriva quando il rapporto con l’altro non soddisfa o non rispecchia le nostre esigenze. È anche un elemento antropologico costitutivo dell’essere umano: l’uomo nasce solo e muore solo.
La motivazione che spinge molte persone ad iniziare un percorso di counseling è molto spesso la solitudine; c’è infatti la tendenza all’incapacità di sopportarla e quindi ad attuare vari tentativi per sfuggirne attraverso comportamenti indadeguati, a volte distruttivi come per esempio: buttarsi sul cibo, essere iperattivi, cercare scappatoie su internet, assumere alcool oppure droghe, ricercare compagnia in modo morboso.
La solitudine crea sofferenza, ma se si riesce a “sfruttarla in modo positivo” ci porta a prendere coscienza del problema, adattare strategie per farvi fronte, comportarci in modo diverso, ma soprattutto a:
- gestire meglio le nostre emozioni;
- costruire relazioni più sane.
In poche parole ci aiuta a evolvere.
L’essere umano è fondamentalmente un “essere sociale” e quindi è portato e predisposto alla relazione. Ma la relazione implica anche la solitudine: chi sa stare da solo sa anche relazionarsi all’altro in modo sano: se io non temo di scendere nella mia propria interiorità posso affrontare l’incontro con l’altro. È necessario quindi imparare a sentirsi bene in compagnia di noi stessi in quanto, se ciò non avviene:
- ci si avvicina agli altri in modo inappropriato;
- si usano gli altri per soddisfare i propri bisogni;
- non è uno “stare insieme creativo”.
La solitudine è anche un profondo incontro con sé stessi, ci pone davanti ai quesiti fondamentali dell’esistenza:
- Qual è il senso della vita?
- Chi siamo?
- Cosa pensiamo e vogliamo fare di noi stessi?
- Quale posto occupiamo nel mondo?
- Che rapporti abbiamo con gli altri?
La risposta a questi quesiti favorisce la scoperta di sé e l’accettazione dei propri limiti.
In ogni caso la solitudine è un’esperienza condivisa da tutti di cui facciamo esperienza già al momento della nascita quando veniamo separati da nostra madre perdendo uno stato particolare in cui eravamo.
È inscritta nella logica dell’esistenza umana e compare in tutte le stagioni della vita, possiamo infatti osservare la solitudine nel bambino, nell’adolescente, nell’adulto e nell’anziano.
La solitudine che sperimenta il bambino è spesso una solitudine emotiva che deriva dal mancato soddisfacimento dei bisogni primari: essere contenuto, sostenuto e ascoltato. Nell’adolescente è causata spesso dall’uso maniacale di internet e della tecnologia che crea un allontamento dei ragazzi dalla società. Negli adulti arriva nei momenti di passaggio verso la mezza età o nell’età anziana, ma in modo più acuto si può sperimentare quando ad esempio i figli se ne vanno, si resta vedovi, si divorzia o si va in pensione. La solitudine degli anziani è caratterizzata da elementi oggettivi come la perdita di persone care, malattie o ricoveri in Rsa.
La solitudine può essere vissuta in modo positivo o negativo.
Il primo caso (solitudine positiva) si verifica quando riusciamo a essere o stare soli senza sentirci isolati o vuoti e rappresenta un modo costruttivo di essere impegnati con sé stessi. È una situazione desiderabile in cui ci offriamo una meravigliosa e sufficiente compagnia, in cui possiamo pregare, attuare una ricerca interiore, contemplare la natura, essere creativi. Vissuta in questo modo la solitudine può essere vista come una benedizione che ci dona pace, ricchezza interiore, esperienza mistica e gioia.
Nel secondo caso (solitudine negativa) rappresenta una stato emotivo in cui la persona fa esperienza di un sentimento più o meno intenso di:
- isolamento
- vuoto.
Le persone si sentono tagliate fuori, disconnesse e alienate dagli altri. Vi è una grossa difficoltà nell’avere un contatto con gli altri. La solitudine negativa è principalmente causata da:
- esperienze negative relative alla prima volta in cui siamo stati lasciati soli da bambini;
- attaccamento insicuro;
- bassa autostima;
- legami familiari.
La solitudine può essere imposta o scelta. Se imposta è facile che possiamo percepire sofferenza, impotenza, ingiustizia, incomprensione. Se scelta possiamo sperimentare conforto, energia, forza, pace interiore: chiaramente è meglio scegliere i propri momenti di solitudine che subirli.
Ma fondamentalmente da dove nasce il senso di solitudine? E perchè la solitudine turba così tanto?
Le risposte alla prima domanda sono principalmente tre:
- Una paura ancestrale. La solitudine rimanda al regno animale nel quale vivere da soli è pericoloso per la sopravvivenza. Da soli si è più vulnerabili.
- Un bisogno di interazione sociale. L’essere umano è un animale sociale per natura che ha bisogno di interagire con gli altri per evolversi e costruirsi.
- Una coscienza di essere. Gli essere umani sanno di essere mortali e quindi hanno bisogno di dare un senso alla vita.
Le risposte alla seconda domanda sono molto più complesse.
La solitudine fa riaffiorare ricordi dolorosi e situazioni tristi che abbiamo vissuto da bambini, ma siamo sempre stati impegnati in attività permanenti che non ci hanno per messo di imparare a gestirla e quindi da adulti la sfuggiamo in qualsiasi modo.
L’inattività è sempre stata combattuta e siamo sempre stati inseriti in programmi fitti di impegni. Le conseguenze di questi atteggiamenti hanno fatto si che:
- non ci siamo abituati a capire ciò che si sente, si prova e vive dentro di sé;
- i bambini non capiscono e non sanno dare un nome alle loro emozioni;
- i bambini non sanno esprimere i loro bisogni e i loro stati d’animo.
Da adulti come facciamo a confrontarci con la solitudine se non l’abbiamo sperimentata prima?
Non è la solitudine a costituire un problema, ma la nostra tolleranza, la nostra sensibilità a questo tipo di situazione. Quindi cosa fare per gestire meglio la solitudine?
Come posso aiutarti attraverso i colloqui di counseling a farti carico della solitudine?
Ecco alcuni passaggi che posso applicare:
- definire insieme a te e con precisione le condizioni o le situazioni che scatenano le emozioni negative per poter prevenire ed evitare situazioni troppo stressanti;
- aiutarti a sviluppare una maggior consapevolezza di te stesso, dei tuoi bisogni e dei tuoi desideri;
- migliorare le tue competenze sociali (social skills);
- favorire l’azione, il sapersi organizzare, per non restare inattivo e passivo;
- favorire l’accettazione di te stesso e aiutarti ad amarti così come sei;
- favorire la fiducia in te stesso e sviluppare un senso di competenza e perseveranza.
Per prima cosa ti posso aiutare ad individuare la situazione problematica. Le persone che soffrono di solitudine percepiscono una forte angoscia e sono preda di pensieri automatici negativi non appena si ritrovano da sole. Per loro la solitudine significa abbandono, noia, vuoto, inutilità e disperazione. Ti aiuterò a prendere coscienza del tuo stato emotivo, ad individuare i pensieri automatici negativi e a criticarli. Oltre a trovare pensieri alternativi nuovi, più obiettivi e più giusti. Finchè la tolleranza alla solitudine resta intensa può essere utile accettare la situazione e organizzarti in modo differente per limitare tale circostanza.
Posso aiutarti ad usare la tua creatività per gestire al meglio questa situazione. Possiamo fissare degli obiettivi insieme, fare progetti alla tua portata come ad esempio organizzare il tempo libero e non farti più prendere alla sprovvista. Oppure costruire insieme una “carta della sopravvivenza” che possa essere utilizzata nei momenti in cui l’ansia e il panico generati dalla solitudine prendono il sopravvento.
Un punto su cui si può lavorare sono anche le emozioni che si provano nei momenti di solitudine. Rispetto alle emozioni sarà determinante diventarne consapevoli, dare loro un nome, accettarle, integrarle, esprimerle e utilizzarle.
Come già detto in precedenza il counseling può esserti utile per migliorare le tue abilità sociali con l’obiettivo di ampliare il tuo contesto di relazioni. La solitudine insorge quando la rete sociale di una persona risulta carente dal punto di vista qualitativo o quantitativo, motivo per cui abbiamo tutto l’interesse a costruire rapporti interpersonali gratificanti.
Pertanto potremmo insieme redigere un piano d’azione con l’obiettivo di ottenere relazioni durature e gratificanti.
Se in questo periodo della tua vita il tuo problema principale è la solitudine non esitare a contattarmi: insieme riuciremo a trovare il modo di gestirla e di sfruttarla in modo positivo!!