Neurocounseling Dinamico

Neurocounseling Dinamico

Con il termine “Neurocounseling Dinamico” intendo la possibilità di integrare le neuroscienze, attraverso il Dynamical Neurofeedback® Neuroptimal®, nella professione di counseling per aiutare i clienti a raggiungere meglio i loro obiettivi, contemporaneamente all’ottenimento di un benessere psicofisico ottimale che possa essere sostenibile nel tempo.

Il Neurocounseling Dinamico rappresenta la possibilità di utilizzare le due competenze che ho acquisito, quella di neurotrainer e quella di counselor, a vantaggio del cliente che può lavorare contemporaneamente su vari aspetti che si rafforzano in maniera reciproca. Da una parte il Neurofeedback Dinamico è utile per migliorare la plasticità cerebrale e ottenere benefici sul piano psicologico, fisico e cognitivo, dall’altra il counseling che rappresenta un processo relazionale che permette al cliente di aumentare il proprio livello di consapevolezza sulle proprie risorse e sui propri limiti, aiutandolo a pianificare strategie efficaci per raggiungere determinati obiettiv

Field et al, (2017) affermano che il counseling cambia in modo strutturale il cervello sia del cliente che del counselor e che le relazioni interpersonali hanno il potenziale di rafforzare le connessioni neuronali esistenti, costruire nuove reti neuronali e e produrre nuovi neuroni: questo processo, come ho già descritto nel primo capitolo, è noto come plasticità neuronale. Essendo il Neurofeedback Dinamico un “potenziatore di plasticità”, ho sempre sostenuto la tesi che il binomio con il counseling possa costituire un’alleanza vincente.

Non appena ne ho avuto la possibilità ho utilizzato le competenze di counseling alla qualifica di neurotrainer Neuroptimal® con lo scopo di essere più efficace nella relazione d’aiuto e riuscire a raggiungere risultati più incisivi in termini di benessere psicofisico e crescita personale del cliente.

A livello pratico il Neurofeedback Dinamico necessita di circa venti sessioni per poter dare dei benefici ottimali e durevoli nel tempo, mentre il processo di counseling prevede un massimo di dieci colloqui. In entrambi i casi, il ritmo medio è di una sessione e di un colloquio alla settimana anche se in alcuni casi il Neurofeedback Dinamico può richiedere due sessioni settimanali, mentre il counseling potrebbe anche avere una distanza di due settimane tra un colloquio e l’altro.

 Ritengo che la flessibilità e un’attenta valutazione delle esigenze del cliente siano ingredienti fondamentali per decidere come procedere caso per caso. Una prima riflessione mi porta a considerare che non tutte le persone accettino di iniziare un training di Neurofeedback Dinamico e allo stesso modo certi clienti non siano pronti o non vogliano  avventurarsi in un percorso di counseling. A chi si approccia a me per sessioni di Neurofeedback Dinamico, se opportuno, posso proporre un percorso di counseling e viceversa.  Per coloro i quali volessero effettuare solo le sessioni di training Neuroptimal®  posso gestire in maniera ottimale la relazione d’aiuto utilizzando le “abilità di counseling” acquisite per accompagnare meglio il cliente nel processo di cambiamento.

Per quanto riguarda la strutturazione del processo di “Neurocounseling Dinamico” reputo che sia necessaria anche in questo caso una certa flessibilità: una sessione di Neurofeedback  Dinamico necessita di circa quarantacinque minuti che è più o meno lo stesso tempo impiegato per un colloquio di counseling. Fare  contemporaneamente Neurofeedback Dinamico e counseling richiede quindi un’ora e mezza. Da quello che è la mia esperienza non tutte le persone hanno la possibilità o la voglia di ritagliarsi questo tempo; per altri, invece, la sequenza immediata di Neurofeedback Dinamico e counseling potrebbe essere troppo faticosa. Ecco quindi che la “personalizzazione dell’invervento” è la cosa migliore da adottare: alcuni clienti vengono una volta sola e in questo caso pratico il Neurofeedback Dinamico e il colloquio di counseling nello stesso appuntamento, altri vengono in due giorni distinti della stessa settimana.

Altra opzione è quella di iniziare con il percorso di Neurofeedback Dinamico e abbinare i colloqui di counseling in un secondo momento, a metà o a fine percorso per esempio. Spesso le persone arrivano dal counselor con tanta confusione mentale e il training con il Neurofeedback Dinamico permetterebbe loro di riacquisire quella chiarezza e lucidità che li aiuterebbe poi a iniziare il percorso di counseling con più efficacia. Ma potrebbe anche accadere, anzi è già accaduto, che un cliente inizi i colloqui di counseling e ad un certo punto non si riesca più a progredire per vari motivi (resistenze o riluttanze al cambiamento, fatica fisica o mentale ecc..). Ecco che l’inserimento del training cerebrale rappresenterebbe una preziosa risorsa da valutare.

Un’ultima dinamica su cui ho riflettuto parecchio è stata la sequenza da adottare nel caso il cliente decidesse di usufruire di entrambe le competenze nello stesso giorno: è meglio fare prima la sessione di Neurofeedback Dinamico e poi il colloquio di counseling o viceversa? Da una prima analisi pensavo che fosse meglio la sequenza neurofeedback-counseling in quanto ritenevo che il colloquio di counseling potesse essere più efficace dopo che il cliente avesso “allenato” il cervello e quindi potesse sfruttare migliori capacità cognitive. L’esperienza mi ha poi portato ad abbandonare schemi rigidi e di decidere di volta in volta fidandomi del mio intuito e della mia empatia. A volte dei piccoli dettagli mi hanno fatto capire che il cliente aveva un bisogno quasi immediato di parlare e di “scaricarsi” e quindi la soluzione migliore era quella di iniziare con il colloquio.

La maggior parte delle volte, però, inizio con la sessione di Neurofeedback Dinamico; non appena arriva, accolgo il cliente e dopo aver fatto il punto della situazione e avergli chiesto come sta, lo faccio accomodare sulla poltrona reclinevole. Gli attacco i sensori e faccio partire il training che dura 33 minuti durante i quali il cliente può rilassarsi e anche dormire. Ci sono persone che riescono a rilassarsi fino ad addormentarsi, mentre altre hanno la necessità di rimanere attivi e impegnati guardando ad esempio il telefono, leggendo un libro o parlando con me. Io, in linea di massima, assecondo il cliente per metà sessione, mentre per l’altra metà lo invito a cercare di rilassarsi e di non fare niente. Quando la sessione finisce aspetto qualche minuto, poi chiedo al cliente come si sente e cerco di insegnargli a percepire tutti i cambiamenti che sono avvenuti a livello fisico, emotivo e congnitivo. Per me è molto importante che il cliente impari a entrare in contatto con il proprio corpo, con le proprie emozioni e con i propri pensieri. Successivamente tolgo i sensori e lo invito a sedersi davanti a me per il colloquio di counseling e quando abbiamo finito, prendo appuntamento per la volta successiva e lo saluto.

Per approfondire puoi scaricare la mia tesi “NEUROCOUNSELING DINAMICO Quando il counseling incontra il Neurofeedback Dinamico“.