Massaggio Neurofunzionale: il trattamento innovativo per il benessere di corpo e mente

Introduzione

Il Massaggio Neurofunzionale è una tecnica esclusiva che integra i benefici del massaggio decontratturante con la straordinaria efficacia del Neurofeedback Dinamico Neuroptimal®. Questo approccio combinato aiuta a ridurre le tensioni muscolari, migliorare la postura e favorisce un profondo stato di rilassamento mentale.

Scopri come funziona e perché sempre più persone scelgono questa esperienza unica per ritrovare equilibrio e benessere.

 
 Cos’è il Massaggio Neurofunzionale ?

Il Massaggio Neurofunzionale nasce dall’unione di due potenti strumenti:

  • Il massaggio decontratturante, che lavora sul tessuto muscolare per sciogliere nodi, contratture e tensioni accumulate.
  • Il Neurofeedback Dinamico Neuroptimal®, un innovativo sistema di allenamento cerebrale che aiuta il cervello ad autoregolarsi e ottimizzare il funzionamento del sistema nervoso.

Questa sinergia permette di ottenere risultati superiori rispetto a un trattamento tradizionale, agendo contemporaneamente su corpo e mente.

 

 I benefici del Massaggio Neurofunzionale

Chi prova il Massaggio Neurofunzionale nota benefici già dalle prime sedute:

  • Riduzione immediata delle tensioni muscolari, soprattutto su schiena, cervicale e spalle
  • Maggiore senso di benessere e rilassamento mentale
  • Miglioramento della qualità del sonno
  • Incremento di energia e concentrazione durante la giornata
  • Riduzione dello stress e dell’ansia
  • Prevenzione di dolori ricorrenti legati a posture scorrette o a stili di vita sedentari,

 

Come si svolge una seduta di Massaggio Neurofunzionale

La seduta dura circa 60 minuti ed è strutturata in due fasi:

1. 45 minuti di massaggio decontratturante, mirato alle zone di maggior tensione (schiena, cervicale, spalle).

2. 15 minuti di Neurofeedback Dinamico Neuroptimal®, durante i quali la persona si rilassa completamente mentre il sistema fornisce stimoli sonori che aiutano il cervello a riorganizzarsi e riequilibrarsi.

Il risultato è una sensazione di leggerezza, lucidità mentale e profondo benessere globale.

 

 A chi è consigliato il Massaggio Neurofunzionale?

Il trattamento è indicato per:

  • Persone che soffrono di dolori muscolari o articolari
  • Chi vive situazioni di forte stress, ansia o insonnia
  • Sportivi che desiderano migliorare il recupero muscolare e la performance
  • Chiunque voglia migliorare il proprio stato psicofisico in modo naturale

Non presenta particolari controindicazioni, ma è sempre raccomandato un confronto preliminare con un professionista qualificato.

 

 Conclusione

Se cerchi un trattamento innovativo, sicuro e completo per rigenerare corpo e mente, prova il Massaggio Neurofunzionale. Ti sorprenderà per la sua capacità di agire in profondità e donarti un benessere duraturo.

Per informazioni e prenotazioni:
Marco Battaglia
Presso Centro di Medicina Naturale
347 5756036
battamarco78@gmail.com
www.marcobattaglia.eu


 

FAQ – Domande frequenti sul Massaggio Neurofunzionale

1. Il Massaggio Neurofunzionale è doloroso?
No. Il massaggio è sempre adattato alla tolleranza della persona. Può essere profondo ma mai eccessivamente doloroso. Il Neurofeedback è completamente non invasivo e indolore.

2. Quante sedute sono consigliate?
Molti clienti riscontrano benefici già dalla prima seduta. Tuttavia, per un miglioramento duraturo si consiglia un ciclo di 4-6 trattamenti.

3. Il trattamento ha controindicazioni?
Il Massaggio Neurofunzionale è sicuro per la maggior parte delle persone. In caso di patologie importanti, gravidanza o stati infiammatori acuti è sempre meglio consultare il medico.

4. Devo prepararmi prima della seduta?
No. È sufficiente indossare abiti comodi e arrivare con qualche minuto di anticipo per rilassarti.

5. Posso abbinarlo ad altri trattamenti?
Sì, il Massaggio Neurofunzionale può essere integrato con altre terapie come fisioterapia, osteopatia o yoga.

6. Dove posso provare il Massaggio Neurofunzionale?
Presso il mio studio a Verona in Via Giovanni da Palestrina nr 5, presso il Centro di Medicina Naturale .
Cellulare 347 5756036
Mail battamarco78@gmail.com
www.marcobattaglia.eu

Un Percorso Verso il Benessere

Il massaggio è una delle pratiche più antiche utilizzate per migliorare il benessere fisico e mentale. Attraverso tecniche mirate di manipolazione dei tessuti, il massaggio offre numerosi benefici che possono contribuire a migliorare la qualità della vita. Vediamo insieme i principali vantaggi di questa pratica.

1. Riduzione dello Stress e del Tensioni Muscolari

Il massaggio aiuta a ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, favorendo uno stato di rilassamento profondo. Inoltre, scioglie le tensioni muscolari accumulate a causa di posture scorrette, affaticamento o stress quotidiano.

2. Miglioramento della Circolazione Sanguigna e Linfatica

Le tecniche di massaggio stimolano la circolazione sanguigna, favorendo un miglior apporto di ossigeno e nutrienti ai tessuti. Inoltre, supportano il drenaggio linfatico, aiutando a eliminare le tossine accumulate nel corpo.

3. Alleviamento del Dolore Muscolare e Articolare

Il massaggio decontratturante e terapeutico è particolarmente utile per chi soffre di dolori muscolari, rigidità articolare o infiammazioni. Aiuta a ridurre la percezione del dolore, migliorando la mobilità e la flessibilità del corpo.

4. Miglioramento del Sonno e del Rilassamento

Grazie al rilascio di endorfine e serotonina, il massaggio promuove un senso di benessere che facilita un riposo notturno più profondo e rigenerante.

5. Supporto al Sistema Immunitario

Riducendo lo stress e favorendo la circolazione linfatica, il massaggio contribuisce a rafforzare le difese immunitarie, rendendo l’organismo più resistente alle malattie.

6. Aumento della Consapevolezza Corporea

Il massaggio aiuta a prendere maggiore coscienza del proprio corpo, permettendo di individuare aree di tensione o squilibri posturali che possono essere corretti con trattamenti mirati.

7. Effetti Benefici sul Sistema Nervoso

Alcuni tipi di massaggio, come quello rilassante o craniosacrale, agiscono direttamente sul sistema nervoso, favorendo uno stato di calma e riducendo ansia e tensione mentale.

8. Potenziamento delle Prestazioni Sportive

Per gli atleti, il massaggio sportivo aiuta a prevenire infortuni, migliorare la flessibilità muscolare e favorire un recupero più rapido dopo l’attività fisica intensa.

Conclusione

Il massaggio non è solo un lusso, ma una vera e propria terapia che offre benefici fisici e psicologici. Inserire il massaggio nella propria routine di benessere può portare a un miglioramento generale della salute, aiutando a vivere con meno stress, meno dolori e una maggiore vitalità.

Se vuoi provare un trattamento su misura per le tue esigenze, contattami per scoprire il massaggio più adatto a te!

NEUROFEEDBACK DINAMICO: SI APRONO NUOVE FRONTIERE GRAZIE AL NOLEGGIO DEL SISTEMA NEUROPTIMALⓇ

Sono passati ormai sette anni da quando ho aperto la partita iva e ho iniziato questa splendida avventura come Neurotrainer NeuroptimalⓇ che utilizzo nel mio studio abbinandolo alla professione di Counselor.

In tutto questo tempo ho avuto delle soddisfazioni enormi nell’aiutare tante persone a raggiungere i loro obiettivi in termine di benessere psicofisico e crescita personale,
L’esperienza maturata in questo settore è stata notevole, soprattutto grazie alla preziosa collaborazione di psicologi e psicoterapeuti che hanno creduto in me e che mi hanno inviato i loro pazienti con lo scopo di ottenere maggior beneficio utilizzando la psicoterapia insieme al Neurofeedback Dinamico: un binomio che si è dimostrato essere vincente.

Nonostante queste belle premesse, dentro di me avevo la sensazione che si potesse fare molto, molto di più avendo la possibilità di ottimizzare il training con più sessioni e coinvolgendo più persone, a beneficio quindi sia del singolo individuo che della collettività.
Pur non esistendo un protocollo definito e univoco che stabilisca un numero di sessioni da fare e un ritmo da tenere, ho deciso di seguire la modalità tenuta e consigliata dal dott. Francesco Lanza che per primo ha importato in Italia il Neurofeedback Dinamico: far fare ai clienti un ciclo “primario” di 20 sessioni con un ritmo di 2 a settimana.
Le persone che riuscivano a tenere questa “modalità” ottenevano dei buoni e a volte anche ottimi risultati… Alcuni però non potevano venire in studio due volte a settimana, sia per motivi pratici (tempo, distanza ecc.), che economici. Si optava quindi per 1 sessione a settimana, comunque, con buoni risultati anche se, ovviamente, per raggiungerli si doveva aspettare più tempo.

 
Ecco che ad un certo punto mi sorge la domanda… Dal momento che non ci sono controindicazioni e che l’allenamento cerebrale può essere praticato anche tutti i giorni…. che benefici potrebbero ottenere le persone se facessero 3, 4 o anche più sessioni a settimana? E magari comodamente a casa propria senza dover investire troppo tempo e denaro per spostarsi nello studio del professionista?
Con la possibilità anche di poter fare sessioni ai propri familiari o parenti…
Io ero già a conoscenza che soprattutto in America, ma anche in Europa, esisteva la possibilità di noleggiare il sistema NeuroptimalⓇ, ma non ci avevo mai pensato in termini pratici e soprattutto di investire comprando altri sistemi per poi affittarli.

Il Neurofeedback Dinamico (Dynamical NeurofeedbackⓇ) NeuroptimalⓇ non è un dispositivo medico bensì un “wellness device”, cioè un dispositivo del benessere e pertanto non è necessario avere titoli medici o sanitari per poterlo utilizzare.
Può essere definito come una tecnica avanzata di allenamento cerebrale che si pone come obiettivo il miglioramento della plasticità del cervello. La conseguenza di questa “brain gym” è l’ottenimento di un benessere psicofisico generale utile a risolvere o quantomeno mitigare problemi di varia natura: psicologici, fisiologici, cognitivi ed emotivi. 

Da qualche anno ad oggi il sistema NeuroptimalⓇ, soprattutto da quando è uscita la versione 3.0 nel 2018, è diventato completamente automatizzato e di facile utilizzo per chiunque. Pertanto si sta diffondendo sempre di più in tutto il mondo una nuova modalità di utilizzo del Neurofeedback Dinamico: il noleggio

Avrai modo di allenare il tuo cervello comodamente a casa tua, quante volte vorrai!

Stimolato da un mio cliente, a marzo del 2023 decisi di acquistare un secondo sistema da destinare appunto al noleggio…  Ho detto dentro di me: “Perché non provare? …
Beh… ad oggi sono felice possessore di ben 5 sistemi NeuroptimalⓇ.

L’esperienza del noleggio, quindi, è stata e continua ad essere meravigliosa. I vantaggi sono enormi sia per il cliente, per i suoi familiari, ma anche per la mia attività.

Per il cliente i vantaggi del noleggio si possono riassumere nelle righe sottostanti:

  • FLESSIBILITÀ: possibilità di fare le sessioni quando si vuole e quante volte si vuole;
  • COMODITÀ: non ci si deve spostare per andare in uno studio di un professionista, ma si può utilizzare NeuroptimalⓇ comodamente a casa o dove si vuole;          
  • RISPARMIO: il noleggio permette di risparmiare un’enorme quantità di tempo e di denaro. È un piacevole “effetto collaterale” dei primi due vantaggi elencati;    
  • INCLUSIVITÀ: le sessioni sono illimitate e chiunque può usufruirne (parenti, amici, colleghi…). Il costo del noleggio rimane invariato.       
  • MASSIMA EFFICACIA: più alleni il tuo cervello più benefici avrai. Il noleggio ti permette di fare anche una sessione al giorno massimizzando la resa del sistema.

Non esitare a contattarmi per avere informazioni ed eventualmente un preventivo personalizzato del noleggio!!!!!!

Marco Battaglia
3475756036
battamarco78@gmail.com

Deterioramento Cognitivo Post-Cancro(PCCI): effetti positivi utilizzando Neuroptimal®

Il Deterioramento Cognitivo Post-Cancro (PCCI) si osserva in un numero considerevole di donne sopravvissute al cancro al seno, persistendo fino a 20 anni in alcuni sottogruppi ed è in costante aumento considerando che i tassi di mortalità delle patologie oncologiche stanno diminuendo.

Il PCCI viene spesso chiamato, soprattutto negli Stati Uniti, “chemo brain” o “chemo fog”. Questi termini, come da definizione del National Cancer Institue (NIH), vengono utilizzati per descrivere i problemi di pensiero e di memoria che un paziente affetto da cancro può avere prima, durante o dopo il trattamento chemioterapico. Segni e sintomi del “chemio brain” includono comportamento o pensiero disorganizzato, confusione, perdita di memoria e difficoltà a concentrarsi, prestare attenzione, apprendere e prendere decisioni. Le cause possono essere causate dal cancro stesso (come i tumori cerebrali) o dal trattamento del cancro, come la chemioterapia e altri farmaci antitumorali, la radioterapia, la terapia ormonale e la chirurgia.

La maggior parte lo definisce, come gìà anticipato, come una diminuzione della “nitidezza” mentale e lo descrive come l’incapacità di ricordare certe cose e avere problemi a finire compiti, concentrarsi su qualcosa o apprendere nuove abilità.

Questi cambiamenti cognitivi possono rendere le persone incapaci di svolgere attività abituali come andare a lavorare, a fare la spesa oppure continuare a mantenere relazioni sociali. Molte persone aspettano ad informare il proprio medico di base oppure gli specialisti in oncologia di questo cambiamento cognitivo fino a quando non vengono drasticamente ridotte le loro normali attività quotidiane. Dal momento che è importante ottenere aiuto e supporto, sarebbe invece necessario informare i medici relativamente a questi cambiamenti non appena si palesano, anche se all’inizio possono essere piccoli.

Vediamo ora nel dettaglio alcuni esempi di ciò che possono sperimentare i pazienti con “chemo brain”:

  • dimenticare cose che di solito non hanno difficoltà a ricordare (vuoti di memoria);
  • difficoltà di concentrazione (non riescono a concentrarsi su ciò che stanno facendo, hanno una capacità di attenzione ridotta, possono facilmente distrarsi);
  • difficoltà a ricordare dettagli come nomi, date e talvolta eventi importanti;
  • difficoltà a fare più cose contemporaneamente come rispondere al telefono mentre si cucina;
  • difficoltà ad imparare cose nuove;
  • impiegare più tempo a finire le cose (il pensiero è disorganizzato, l’elaborazione di dati è più lenta);
  • difficoltà a ricordare parole comuni;

Per la maggior parte delle persone questi cambiamenti mentali durano solo poco tempo, per altre invece possono durare anche molti anni. La durata della “chemo brain” è un fattore importante in quanto influisce sulla qualità della vita di una persona; quando inizia, quanto dura e quanti problemi provoca può essere diverso per ogni paziente.

I trattamenti per aiutare le persone che soffrono di deficit cognitivo post cancro possono includere:

  • riabilitazione cognitiva: si tratta di attività volte a migliorare le funzioni cerebrali come l’apprendimento, la memorizzazione, la capacità di acquisire nuove informazioni ed eseguire nuovi compiti;
  • esercizio: può migliorare il pensiero e la capacità di concentrazione. Attività come il giardinaggio, prendersi cura di animali domestici o camminare possono aiutare a migliorare i livelli di attenzione e concentrazione;
  • meditazione: può aiutare a migliorare la funzione cerebrale aumentando la concentrazione e la consapevolezza.

Da recenti studi si evince che il Neurofeedback Dinamico Neuroptimal® e il Neurofeedback “tradizionale” (o Biofeedback eeg)  possono ridurre il decadimento cognitivo post-cancro.

Le persone sottoposte a sedute di Biofeedback EEG o a Neurofeedback Dinamico hanno avuto miglioramenti cognitivi come la memoria, la lucidità mentale, la capacità di concentrazione, la capacità di acquisire nuove informazioni e di organizzare compiti più o meno difficili. Anche dal punto di vista fisiologico (miglior qualità del sonno) ed emotivo (minor ansia, minor depressione) i risultati sono stati incoraggianti.

La ricerca più interessante è stata condotta nel 2013 dal dott. Jean Alvarez coadiuvato dal suo team (Dott. David L. Granoff, Dott. Fremonta L.Meyer  e Dott Allan Lundy).

Potete scaricare i risultati di tale ricerca qui.

Concludendo, analogamente alle tendenze nelle neuroscienze cognitive, le attuali strategie di neurofeedback riflettono due direzioni diverse ma complementari: una guidata da un focus sulla localizzazione e l’altra da un focus sulla funzione cerebrale globale. L’approccio più comune, con le sue radici nella scuola di localizzazione delle neuroscienze (Neurofeedback classico o Biofeedback EEG), potrebbe essere caratterizzato come un approccio di “diagnosi e trattamento”, in cui vengono identificate anomalie nelle frequenze delle onde cerebrali in luoghi particolari, di solito per mezzo di un EEG quantitativo. Ricercatori e clinici hanno identificato modelli EEG comunemente associati a particolari sintomi e l’apparecchiatura di neurofeedback può essere programmata per premiare il cervello per aver spostato la sua attività lontano dai modelli associati ai sintomi.

Nel biofeedback EEG (neurofeedback), una visualizzazione in tempo reale dell’attività elettrica del cervello, restituita come informazione visiva o uditiva, consente all’utente di modificare l’attività delle onde cerebrali.

Il presente studio ha utilizzato un nuovo approccio al neurofeedback, radicato nella visione globale della funzione cerebrale. Il sistema NeurOptimal®, sviluppato dalla Zengar Institute (www.Zengar.com) è progettato per allenare il cervello nel suo insieme, senza riferimento a posizioni o frequenze particolari. A differenza degli approcci classici di neurofeedback, in cui il partecipante si impegna attivamente e/o consapevolmente con il software ed è ricompensato per la produzione di schemi EEG prescritti, il partecipante all’approccio Zengar semplicemente “lascia andare” e consente al cervello di utilizzare il feedback, fornito come breve interruzioni della musica che sta ascoltando, per abilitare la sua innata capacità di auto-organizzazione.

N.B.: Neuroptimal® non è un dispositivo medico e che non necessita di diagnosi e protocolli. Può essere utilizzato da counselor e psicologi-psicoterapeuti e non necessita di titoli o competenze mediche.  È uno strumento che ha come obiettivo migliorare la plasticità del cervello attraverso un allenamento che lo stimola ad attivare un processo del tutto naturale di autoregolazione.

Il suo utilizzo ha come scopo quello di migliorare il benessere dei clienti ottimizzandone la plasticità neuronale; non si vuole sostituire al lavoro di medici e psicoterapeuti poichè non tratta e non si pone come obiettivo la risoluzione di patologie e sintomi di stretta pertinenza medico-sanitaria.

Il Counseling per sostenere il Caregiver

Il termine “caregiver” deriva dall’unione di due parole inglesi: “care” che significa “cura“e “giver” che “colui che dà“.

Il caregiver è quindi colui che dà cura, che accudisce e che dà assistenza ad un malato o ad una persona che ha perso totalmente o parzialmente la sua autonomia nel vivere quotidiano. Può essere un familiare o un professionista: nel primo caso lo fa volontariamente e gratuitamente per scelta o necessità.

Il caregiver, quindi, si occupa di soddisfare i bisogni primari della persona che assiste come per esempio occuparsi della sua igiene personale, della vestizione, della preparazione dei pasti, della somministrazione delle medicine ecc. Inoltre può interfacciarsi con le strutture sanitarie o dover accompagnare la persona a fare visite, controlli in ospedale o semplicemente a comprare dei vestiti o altre necessità.

In altre parole la persona che viene aiutata non è, nella maggior parte dei casi, in grado di usicre da sola, occuparsi delle faccende domestiche, curare sè stessa e questi sono i compiti che il caregiver è chiamato a fare.

Da fonti istat del 2015 si stima che i caregiver in Italia siano 7.300.000 e si prevede che possano negli anni continuare ad aumentare visto che il nostro paese è sempre più abitato da persone anziane.

Il caregiver è una figura di assoluta importanza e lo sarà sempre di più negli anni a venire; nella maggior parte dei casi  si tratta di donne (35%) con età media di circa 50 anni mentre per quanto riguarda gli uomoni si tratta di circa un 30%. Nel rimanente 35% dei casi si tratta di famiglie che, non potendo occuparsi del familiare, hanno deciso di rivolgersi ad una Rsa o ad una struttura specializzata.

La persona che viene aiutata invece è rappresentata per il 20% da un figlio/a,  per il 14% dal partner e per il 66% da un genitore.

Attraverso questo articolo voglio porre l’attenzione sulle problematiche e sulle fatiche che il caregiver è chiamato ad affrontare e di come il counseling può supportarlo in maniera efficace.
Le problematiche che incontra “colui che dà cura” sono rappresentate da tre dimensioni:

  1. a) la dimensione personale (esaurimento emotivo, depersonalizzazione, ridotta realizzazione

personale);

  1. b) la dimensione relazionale (rischio di isolamento, diminuzione socialità);
  2. c) la dimensione spirituale (difficoltà nel trovare un senso esistenziale, umano e spirituale).

Chi riveste questo ruolo è spesso gravato da un carico di fatiche che aumenta col passare del tempo in quanto il malato con l’avanzare dell’età sarà sempre meno autosufficiente. Si inizia con l’accorgersi che il proprio caro necessita di un accompagnamento in quelle attività che fanno parte della vita quotidiana come il fare la spesa, piuttosto che pagare le bollette, andare a fare una passeggiata. Ci si accorge che magari la persona inizia a perdere la memoria e ha la necessità di essere aiutata; man mano che la malattia avanza c’è la necessità di accompagnare la persona nel soddisfacimento dei bisogni primari (mangiare, bere, muoversi…).

I carichi di lavoro del caregiver vengono normalmente distinti in quattro categorie:

  • il carico oggettivo, cioè il tempo che il caregiver deve dedicare al malato e che necessariamente sottrae a sé stesso con tutto quello che ne consegue;
  • il carico fisico che è la fatica che fa chi si dedica al proprio caro prendedosene cura. E non

si parla solo di fatica fisica, ma anche psicologica. Basti pensare a chi si prende cura di un

malato di Alzheimer che deve necessariamente occuparsi di lui 24 ore su 24;

  • il carico sociale che è collegato al fatto che il caregiver deve rinunciare al tempo che prima

utilizzava per vedersi con gli amici, fare sport o altre attività, lavorare. Col passare del tempo si può sentire sempre più solo e isolato;

  • il carico emotivo che inizia immediatamente in quanto si assiste al cambiamento del proprio caro e non si conoscono le dinamiche che ne conseguono. Non si conosce la malattia che può dare molto fastidio e disturbare. I caregiver spesso lamentano meno energia, stanchezza

eccessiva, incapacità di recuperare le forze col normale riposo. I limiti fisici o emotivi vengono oltrepassati.

Sommando tutti questi carichi la situazione diventa ovviamente difficile da sopportare.

In base a tutto quello che ho fin qui descritto possiamo identificare i seguenti fattori critici nel “caregiver familiare”:

  • stress prolungato dovuto alle cure fisiche ed alle modificazioni dei ruoli precedenti alla malattia;
  • incessante supporto emotivo fornito al partner malato;
  • diminuzione della qualità della vita;
  • il vissuto emotivo dell'”essere in trappola”, come se ogni spazio personale fosse invaso;
  • sentimento di isolamento sociale;
  • gestione dei trasporti del malato, commissioni, compiti domestici.

Ecco che l’intervento di un counselor professionista può essere veramente utile per supportare il caregiver soprattutto nella gestione di queste dinamiche:

  • non accettazione della malattia;
  • mancanza di spazi e tempo per sé;
  • vissuti emotivi contrastanti;
  • vivere relazioni conflittuali con la famiglia;
  • avere difficoltà comunicative co la famiglia o con gli operatori dell’assistenza.

Inizialmente, di fronte ad una malattia di un proprio caro, ci possono essere delle reazioni iniziali di confusione, incredulità e negazione. In questa fase è importante aiutare la persona a prendere consapevolezza della malattia gestendo le varie reazioni emotive che possono scaturire da tale situazione. Successivamente si dovrà aiutare il cliente ad accettare la nuova situazione e il nuovo ruolo che egli dovrà eseguire, cioè quello del caregiver; piano piano sarà in grado di affrontare le proprie sofferenze e superarle.

Una caratteristica che accomuna molti caregiver è la “difficoltà di delega”, cioè la difficoltà di farsi aiutare da qualcun altro alleggerendo in questo modo  il suo lavoro nell’accudimento del proprio caro.

Un altro problema da gestire è la mancanza di spazi e di tempo per sé. Il caregiver fatica ad occuparsi di sé e questo può essere molto dannoso per la relazione con il malato. Un caregiver stanco e frustrato sarà sicuramente meno calmo, meno empatico con la potenzialità di diventare inefficace. Compito del counselor sarà quello di aiutare il cliente a immaginare nuovi scenari in cui si prenderà cura di sé, fissare degli obiettivi e poi passare all’azione.

Anche i sentimenti e il carico emotivo del caregiver non sono da sottovalutare. Spesso delusione e fallimento possono provocare rabbia, irritazione e nervosismo: in un primo momento egli si arrabbia con sé stesso, si percepisce impotente e incapace di risolvere i problemi. In un secondo momento il caregiver si può arrabbiare con il malato perchè è caduto in questa situazione oppure perchè si comporta in questo modo. Il counselor dovrà informare il cliente che è la malattia che genera questi comportamenti, e non il malato a non volersi impegnare a comportarsi diversamente.

Il counselor può essere di notevole aiuto anche nel gestire la comunicazione del suo cliente con gli altri membri della sua famiglia, ma anche con gli operatori del settore come medici, assistenti sociali, infermieri ecc ecc.

Se ti trovi in una situazione in cui devi gestire un tuo familiare che ha bisogno della tua cura e assistenza quotidiana non esitare a farti aiutare. Se stai bene e ti prendi cura di te stesso sarai in grado di aiutare il tuo caro più efficacemente: aiutare presuppone volersi bene. Chiamami ed insieme troveremo tutte le soluzioni e strategie necessarie per alleggerire il peso dell’accudimento.